Le app e gli italiani: è scoppiato l’amore. Nell’ultimo anno ne abbiamo scaricate 1,2 miliardi. Il mercato è cresciuto del 120%.
Perché andare sul sito di un quotidiano, quando possiamo scaricarne l’app? Più semplice, più comodo, a volte più costoso, quando le app sono a pagamento. Ma possiamo sempre scegliere app free o no. Lo sappiamo. Ma siamo altrettanto informati e, soprattutto, consapevoli, quando clicchiamo “Scarica”, “Accetta”? Ma quali condizioni accettiamo? Cosa può fare l’app con le nostre foto, i nostri indirizzi, i nostri documenti? Un’applicazione può includere una library di una azienda esterna, che inserisce pubblicità (quelle che ci appaiono quando usiamo le app), ma potrebbe, nella peggiore delle ipotesi, anche accedere e raccogliere i nostri dati.
I servizi che possiamo avere, valgono i nostri dati? Perché noi “paghiamo” le app anche se sono gratuite: le paghiamo non con il denaro, ma con le nostre informazioni. Diciamo dove siamo (con la geolocalizzazione nello smartphone), cosa abbiamo mangiato (con la nostra recensione su Tripadvisor), cosa stiamo leggendo (con il libro scaricato) e cosa abbiamo comprato su Amazon. E questi dati, alcuni dei quali, magari per noi, insignificanti, sono analizzati dalle aziende per offrire prodotti personalizzati e vendere di più.
I problemi, quindi, riguardano la nostra privacy da una parte, e dall’altra la pubblicità, che ci può indurre a fare acquisti. E infatti l’Europa è intervenuta proprio in queste due direzioni.
Le Autorità per la Privacy europee, già lo scorso anno, avevano invitato sviluppatori, produttori dei sistemi operativi e distributori a lavorare insieme per garantire la protezione dei dati personali degli utenti, puntando sul consenso informato e su un sistema di regole, il cui rispetto deve essere prolungato nel tempo.
E l’Europa è intervenuta un mese fa, aprendo un’inchiesta sugli acquisti nelle app, che, pubblicizzati inizialmente come gratuiti, si dimostrano poi essere a pagamento.
E quindi cosa fare? Dobbiamo dire addio alle app? Forse non è la soluzione giusta. Ma dobbiamo usarle in modo responsabile e soprattutto prestare attenzione quando a scaricarle sono bambini o adolescenti.
Qualche suggerimento per giudicare l’affidabilità di un’app: leggere i giudizi di chi l’ha già scaricata può essere utile per vedere se qualcuno segnala la presenza eccessiva di pubblicità o la necessità di effettuare l’upgrade per poter usare al meglio l’app; inoltre rivolgersi sempre agli store, che garantiscono per la professionalità degli sviluppatori.