SMS e ortografia: convivenza possibile

xkè 6 🙁 ?      Ke fai?   Tvttb    C ved qnd vuoi dom pom

Scrivere così negli SMS non peggiora l’ortografia degli adolescenti. A sostenerlo sono i ricercatori del Centre de Recherche sur la Cognition et l’Apprentissage (CNRS,Université de Poitiers,Université François-Rabelais Tours). Perciò stiano tranquilli insegnanti e genitori, che vedono nel linguaggio degli SMS un nemico pericolosissimo per l’ortografia. Quando ci si allontana dalla tastiera dello smarpthone, dopo aver usato le abbreviazioni, chi scrive correttamente, continua a farlo. E’ l’ortografia tradizionale a influire sulla scrittura degli SMS e non viceversa. I dettagli della ricerca si possono leggere qui.

Per chi vuole collocare nella giusta dimensione il fenomeno delle abbreviazioni nella scrittura, c’è un articolo molto interessante su Treccani.it, “Il linguaggio degli SMS” di Giuseppe Antonelli, che ne traccia la storia, a partire dalla lingua latina. 

 

 

Notepad: Note l!st, nuova app per prendere appunti su Android

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Tutto Android
Notepad: Note l!st, nuova app per prendere appunti su Android
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Ogni volta che parliamo di un’applicazione per prendere appunti non possiamo fare a meno di citare il noto titolo lanciato da Google.

Isabella‘s insight:

E ricordiamo ancora Evernote, Quip e Simplenote (per Android e Ipad) per prendere appunti, organizzarli e condividerli:

https://evernote.com/intl/it/

https://quip.com/

http://simplenote.com/

See on www.tuttoandroid.net

Torna #TwitterFiction e la letteratura è in 140 caratteri con Cesare Pavese

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Waiting for #TwitterFiction/Pavese http://t.co/qODwFCoU3j Are you ready? — Cesare Pavese (@PaveseCesare) 10 Marzo 2014 Immaginate un’enorme piazza virtuale che, all’improvviso, si mette a parlare di letteratura. Un sogno? No, perché domani torna il #TwitterFiction Festival, evento di digital…

Isabella‘s insight:

Un evento per riflettere su Twitter e proporre qualche attività agli studenti.

Al link  si può vedere cosa fanno in Francia già da qualche anno

http://www.twittclasses.fr/

See on seigradi.corriere.it

App: croce e delizia

Le app e gli italiani: è scoppiato l’amore.  Nell’ultimo anno ne abbiamo scaricate 1,2 miliardi.  Il mercato è cresciuto del 120%.

Perché andare sul sito di un quotidiano, quando possiamo scaricarne l’app? Più semplice, più comodo, a volte più costoso, quando le app sono a pagamento. Ma possiamo sempre scegliere app free o no. Lo sappiamo. Ma siamo altrettanto informati e, soprattutto, consapevoli, quando clicchiamo “Scarica”, “Accetta”? Ma quali condizioni accettiamo? Cosa può fare l’app con le nostre foto, i nostri indirizzi, i nostri documenti? Un’applicazione può includere una library di una azienda esterna, che inserisce pubblicità (quelle che ci appaiono quando usiamo le app), ma potrebbe, nella peggiore delle ipotesi, anche accedere e raccogliere i nostri dati.

I servizi che possiamo avere, valgono i nostri dati? Perché noi “paghiamo” le app anche se sono gratuite: le paghiamo non con il denaro, ma con le nostre informazioni. Diciamo dove siamo (con la geolocalizzazione nello smartphone), cosa abbiamo mangiato (con la nostra recensione su Tripadvisor), cosa stiamo leggendo (con il libro scaricato) e cosa abbiamo comprato su Amazon. E questi dati, alcuni dei quali, magari per noi, insignificanti, sono analizzati dalle aziende per offrire prodotti personalizzati e vendere di più.

I problemi, quindi,  riguardano la nostra privacy da una parte, e dall’altra la pubblicità, che ci può indurre a fare acquisti. E infatti l’Europa è intervenuta proprio in queste due direzioni.

Le Autorità per la Privacy europee, già lo scorso anno, avevano invitato sviluppatori, produttori dei sistemi operativi e distributori a lavorare insieme per garantire la protezione dei dati personali degli utenti, puntando sul consenso informato e su un sistema di regole, il cui rispetto deve essere prolungato nel tempo.

E l’Europa è intervenuta un mese fa, aprendo un’inchiesta sugli acquisti nelle app, che, pubblicizzati inizialmente come gratuiti, si dimostrano poi essere a pagamento.

E quindi cosa fare? Dobbiamo dire addio alle app? Forse non è la soluzione giusta. Ma dobbiamo usarle in modo responsabile e soprattutto prestare attenzione quando a scaricarle sono bambini o adolescenti.

Qualche suggerimento per giudicare l’affidabilità di un’app: leggere i giudizi di chi l’ha già scaricata può essere utile per vedere se qualcuno segnala la presenza eccessiva di pubblicità o la necessità di effettuare l’upgrade per poter usare al meglio l’app; inoltre rivolgersi sempre agli store, che garantiscono per la professionalità degli sviluppatori.