Il vero problema…

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Tecnologia o no a scuola? Wired.it Diceva recentemente il migliore dei nostri pedagogisti – il direttore del CPP, Daniele Novara – che quando una scuola non ha più una filosofia educativa né un obiettivo pedagogico, finisce per guardarsi solo la…

Isabella‘s insight:

Da leggere! L’articolo sottolinea che la discussione non è nei termini di “tecnologia sì o no”. Il problema di fondo della Scuola è la mancata riflessione educativa sui “nuovi” strumenti tecnologici.  In che modo si devono utilizzare le ICT in classe e con quali finalità? Molti insegnanti questi problemi se li sono posti e hanno trovato delle risposte, ma dovrebbero essere supportati nel cambiamento dall’Istituzione.

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Neologismi del web

Bloggare/ Chattare, cliccare, clickare, crashare/ Googlare / Hacker/ Killare/ Loggati/ Postare/ Scannerizzare, scansire, selfie, smartphonizzati/ Tablet, taggata, twittare/ Upload/ Videofonino, videografia/ Webocrazia, webometrico.

Queste sono alcune delle parole nuove che sono state segnalate all’Accademia della Crusca.

Sul Corriere della Sera di oggi, possiamo leggere come Facebook ha cambiato il nostro linguaggio: like, dislike, profilo, poke, chiedere l’amicizia, settare la privacy e vedere le notifiche. A dieci anni dalla sua nascita e con un miliardo di iscritti, Facebook ha modificato le nostre abitudini e di conseguenza il linguaggio che usiamo per esprimerci e comunicare.

Con la tecnologia si impara di più

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SCUOLA/ Aprea: con la tecnologia si impara di più, ecco le prove Il Sussidiario.net Secondo una ricerca che Apple ha condotto nelle scuole che utilizzano il tablet per l’apprendimento, gli studenti sono più soddisfatti, più motivati e raggiungono…

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I cambiamenti riguardano: 

  • content (interattivi, più coinvolgenti e  divertenti);
  • creation;
  • contest.

In particolare gli studenti risultano più motivati ad apprendere e le famiglie sono maggiormente coinvolte nell’attività didattica dei figli.

La moneta… che non esiste

Risposta alla crisi mondiale dell’economia? Uso delle potenzialità del web? Oppure sistema di riciclaggio o anche modo per compiere azioni illecite? Sono diverse le opinioni riguardo alle monete virtuali o cryptomonete.

Il nome che in queste settimane ricorre più spesso sui giornali (soprattutto per l’interesse di eBay nei suoi riguardi) è Bitcoin. Sul sito viene spiegato il funzionamento, ma se vogliamo capire in dettaglio le operazioni che avvengono, ci sono anche altre guide.

In sintesi si utilizza il sistema del peer to peer per il contante elettronico, consentendo lo scambio di denaro online da un utente all’altro senza la mediazione di un’istituzione finanziaria.

Nel dettaglio ogni Bitcoin è rappresentato da un codice alfanumerico di 34 cifre univoco, che appartiene ad un’unica persona e che garantisce l’anonimato delle transazioni, anche se queste  sono pubbliche. I Bitcoin si possono acquistare oppure si ricevono attraverso l’attività di mining.

Se capitiamo in Trentino, si può andare da un barbiere e usare i Bitcoin; in questa mappa gli altri esercizi che, in Italia,  accettano questo tipo di pagamento.

Con una rapida ricerca in internet possiamo facilmente trovare quali possono essere i rischi e i lati oscuri legati alle monete virtuali. I guadagni che sembrano facili sono quasi sempre molto rischiosi e gli acquisti in internet in totale anonimato favoriscono l’illegalità.